Mei, una misteriosa ragazza cinese, arriva a Roma in cerca della sorella scomparsa. Il cuoco Marcello e la mamma Lorena portano avanti il ristorante di famiglia tra i debiti del padre Alfredo, che li ha abbandonati per fuggire con un’altra donna. Quando i loro destini si incrociano, Mei e Marcello combattono antichi pregiudizi culturali e nemici spietati, in una battaglia in cui la vendetta non si può scindere dall’amore.

L’ultima fatica cinematografica di Gabriele Mainetti è una storia cruenta e romantica, capace di mischiare arti marziali e pasta all’amatriciana, violenza efferata e fughe d’amore. Il risultato finale di questo meltin’ pot è un film caleidoscopico, ambizioso e decisamente riuscito.
Riuscire a girare un film di arti marziali ambientato a Roma sembrava un’impresa impossibile, ed invece il bravo ed appassionato Gabriele Mainetti ci è riuscito. Trasformando Piazza Vittorio in un luogo multietnico, dove italiani e cinesi coabitano con altre culture, il regista romano riesce a restituire uno spaccato sociale curioso, originale e credibile per ambientare la sua storia.
Tra citazioni, omaggi e scene action degne dei migliori film d’azione coreani ed americani, La città proibita vi catturerà e divertirà.
“E se noi guardassimo al mondo” si chiude così, con un film senza nessuna pretesa da cinema impegnato, ma con un grande pregio: provare davvero ad ampliare lo sguardo del cinema Italiano…

“Roma ti entra dentro, qui tutto è permesso e niente è importante. In Cina niente è permesso e tutto è importante.”